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UTRUM e altri racconti di Voce Narrante di Matteo Nerbi

Matteo Nerbi è nato nel 1976 e vive a Carrara dove è avvocato civilista.

Innamorato della musica, ha reso la metafora musicale una costante dei quattro racconti della raccolta, dove quale Voce narrante ne è personaggio aggiunto.

In ciascuno dei racconti, predomina sempre l’indagine introspettiva che coinvolge sia protagonisti che le comparse fugaci, tutti lasciando frammenti di vissuto e solitudine, come insieme di suggestioni hopperiane in cui si crogiolano inquieti e rendono a Voce Narrante il segreto dei loro pensieri, consentendogli così di esporne l’autocritica dell’essere uomo, sempre perdente a confronto con l’universo femminile. Ed ognuno dei racconti custodisce un suo segreto. Chi è Ted Connely, protagonista di Utrum, cittadino londinese immerso nella solitudine, assieme al fratello gemello Josch, fobico ed incapace di relazionarsi con il prossimo? Qual è il segreto di Zic, personaggio indefinito, dal nome onomatopeico, che si muove in un suo Fantastico Mondo, in cui non c’è sera tra due mattine? E perché la musica è imprescindibile per lui? Cosa riserverà il destino per Mina, dopo i suoi mattutini Fretta, Moka, Freddo? La genesi del mondo di Zic, le radici delle antropofobie dei gemelli Connely, o il destino di Mina, sono segreti che disvelerà la lettura, portandovi sino alle pagine di Antrum, che rappresentano quella soglia sull’oltre, semplice da varcarsi per ciascuno di noi più di quanto si possa immaginare. E chi avrà curiosità di affacciarsi in quell’oltre, la soglia è lì in quelle pagine (pubblicato da GFE a febbraio 2024).

La copertina richiesta dall’autore all’artista Sergio Vanello Artista/Autore che l’ha realizzata richiamando alcune istantanee del secondo racconto, Utrum, che poi conferisce il titolo alla raccolta, e che collabora tuttora con la rivista Linus ed è a sua volta autore di alcune graphic novels.

L’idea che la mente umana possa contenere più di un “Io” è molto antica, ed esercita particolare fascino la possibilità che due modi di essere in contrasto tra loro possano coesistere nello stesso individuo.

Matteo Nerbi impagina racconti dove dispercezione, ipnagogia, rimosso e/o rimorso governano sottotraccia.

Racconti dove il chimerico diventa la cifra costante, il margine esiguo in cui l’abbaglio coincide con la veglia, il solito dall’insolito.

I personaggi posti in essere dall’autore si pongono come ondivaghi, fratti, “psicanalitici” ante-litteram. Vale per la voce narrante di Utrum, complementare tanto alle induzioni tenaci di un sogno quanto agli ambiti alterati della realtà.

Racconti declinati nelle sfaccettature di inquietudine-ossessione sentimentale, abbandono, rimpianto, attrazione inconscia per l’abisso.

Questi racconti si leggono tutti d’un fiato, tale è il senso di partecipazione totale con le vicende narrate.

Altri racconti mostrano atmosfere malinconiche e al contempo anche pericolose,

Una cosa però salta subito all’occhio: i racconti possono descrivere un’atmosfera o solo una azione repentina. Difficilmente può fare altro e in questo libro capiti che si rimanga frustrati, non con intenzione, ma questo accade quando ci si mette alla prova per realizzare un micro-giallo,

La scrittura in questi racconti è matura.

Questo è sicuramente un buon segno per gli amanti del giallo sempre a caccia di novità, ma più attenti ora anche per lo stile e per le parole usate dallo stesso Nerbi.

L’importante è la scrittura, il progetto, la riconoscibilità, la bravura.

Questi racconti hanno valore terapeutico: l’autore dà sfogo al lettore, permettendogli di godersi questi personaggi. Se questo è vero, secondo me ci son racconti tali da soddisfare qualunque desiderio frustrato – o almeno quelli normali”.

Matteo Nerbi in questi racconti, rivela, la sua mente fervida, curiosa, piena di idee originali e geniali. Racconti tragici, tragicomici, drammatici, brillanti, specchio della vita che l’autore ha vissuto senza risparmiarsi. Pochi scrittori, sanno creare un’atmosfera con un solo aggettivo, catturando l’attenzione del lettore, che si perde letteralmente nella narrazione, con una fine che stupisce sempre.

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