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C’era un volta la politica. Parla l’ultimo democristiano di Pierferdinando Casini

Pier Ferdinando Casini è un politico italiano, presidente della Camera dei Deputati dal 2001 al 2006.

Formatosi politicamente nella Democrazia Cristiana, aderì inizialmente alla corrente dei dorotei e in seguito divenne uno dei collaboratori più stretti di Arnaldo Forlani; dopo la dissoluzione della DC, nel 1994 fu tra i fondatori del Centro Cristiano Democratico, il gruppo di minoranza che si schierò con la coalizione di centro-destra guidata da Silvio Berlusconi. Designato presidente della Camera per la XIV legislatura (2001-2006), nel corso del mandato confluì nell’Unione di Centro insieme agli altri membri del suo partito. Ruppe in via definitiva l’alleanza con Berlusconi prima delle elezioni politiche del 2008, tornando in tempi diversi a promuovere l’aggregazione di svariate formazioni centriste e avvicinandosi successivamente anche al centro-sinistra; nel 2017 ha fondato il movimento Centristi per l’Europa.

Essendo stato eletto per la prima volta in Parlamento nel 1983 ed essendo stato confermato nelle successive dieci legislature, Casini ha ricoperto l’incarico di deputato o senatore per oltre 39 anni consecutivi, risultando al 2022 il parlamentare italiano con la più lunga esperienza.

Ad agosto 2022 la direzione del Partito Democratico annuncia la ricandidatura di Casini al Senato della Repubblica, cioè l’undicesima corsa alle elezioni per il decano del Parlamento italiano.

«Ci sono momenti in cui tutto torna: i mille pezzi del puzzle vanno al loro posto e la visione si apre nitida davanti a noi. Come il sereno che arriva dopo un temporale. Il 29 gennaio del 2022, entrando nell’aula di Montecitorio per votare il bis di Sergio Mattarella e poi assistere alla sua proclamazione, ho ricevuto un applauso caldo e inaspettato. Quell’accoglienza calorosa è stata come il pezzo mancante di un puzzle che completa il quadro, regala l’immagine finale, la soddisfazione di aver compiuto il proprio dovere fino in fondo». Pier Ferdinando Casini è la memoria storica di questi ultimi quarant’anni anni di politica italiana. Ha attraversato la Prima e la Seconda Repubblica: dal suo emozionante esordio in Parlamento, al rapporto con le personalità più importanti della Democrazia Cristiana, passando per Tangentopoli, i governi di centro-destra e la presidenza della Camera, oggi è senatore decano della Repubblica. Il suo è un testo potente che sa ricostruire con sguardo saggio e acuto i momenti salienti di un’esistenza al servizio della cosa pubblica. E poi c’è la sua Bologna dove tutto comincia, la sua famiglia di origine, i suoi figli, i maestri della Dc e il mondo cattolico, il rapporto con i presidenti del Consiglio che si sono succeduti, la sua passione per la politica estera: un patrimonio di esperienze che è anche una precisa indicazione per le nuove generazioni di politici. Tra aneddoti, ricordi, riflessioni e speranze, la storia italiana passa attraverso il filo della memoria di uno dei suoi più autorevoli protagonisti che, per la prima volta, ha deciso di raccontarsi e raccontare nella sua ultima fatica “C’era una volta la politica-parla l’ultimo democristiano”(Piemme).

Il Senatore descrive con acuto e attento esame la nostra attualità politica, risalendo alle origini delle più importanti trasformazioni e metamorfosi politiche e di partecipazione degli ultimi vent’anni.

Il tema centrale del testo sono le nuove forme di rappresentanza democratica.

Le riflessioni sono scaturite dalle analisi sociologiche susseguenti alla fine della prima e seconda Repubblica. Un nuovo modello di democrazia rappresentativa è venuto alla ribalta ed è difficile da comprendere e anche da descriverne le cause, scrive Casini. Una delle ragioni può essere individuata nell’astensionismo al voto che in Italia ha avuto livelli sempre più crescenti. Il clima di sfiducia nelle istituzioni e nella politica ha generato delusione e scetticismo con un manifesto distacco dalle urne, la cui conseguenza è che i cittadini non esercitando più il loro diritto di elettori, da protagonisti si sono trasformati in spettatori. Ecco quindi la nascita di una democrazia ibrida, che è differente dalla democrazia dei partiti che ricordiamo nella prima Repubblica e ancora più differente della democrazia del pubblico della seconda Repubblica.

Come si è arrivati a questo? Una prima analisi che viene riportata e descritta nel saggio è la metamorfosi dei partiti. La partecipazione alla politica attiva e l’organizzazione sul territorio è stata sostituita e rimpiazzata dalla comunicazione della televisione e l’ideologia oggi è rappresentata dalla figura del leader che, ben conscio, coltiva la sua immagine, il suo linguaggio e il suo partito personale. Cosicché i partiti politici si sono trasformati in partiti della persona che si servono di consulenti politici e professionisti di marketing.

Una democrazia malata che ha seppellito l’ideale politico per le strategie di marketing, la cui guarigione è auspicabile per poter ricostruire un futuro sicuro e certo.“ Dove la sfiducia appare una virtù democratica (per parafrasare Montesquieu) ogni uomo che ha potere è indotto ad abusarne.“

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