Vai al contenuto

L’oro d’Italia di Marco Frittella Quando l’arte rende visibile ciò che non sempre lo è

Marco Frittella, volto storico del giornalismo televisivo, ha raccontato per quarant’anni, prima dai microfoni del Gr2 e poi del Tg1, le principali vicende politico-istituzionali d’Italia. Era a Berlino nell’inverno del 1989 quando cadde il Muro e a Beirut nell’ultima fase della guerra civile libanese. Tra le tante interviste realizzate – da Gorbaciov a Walesa, da Brandt a Cossiga e Napolitano – ha avuto il privilegio di avvicinare anche un santo, San Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, ucciso dagli squadroni della morte. A lungo professore di giornalismo all’Università di Tor Vergata e alla scuola di Perugia, ha condotto il Tg1 per due decenni e “Unomattina” per due stagioni. Nel 2020 ha pubblicato Italia Green. Mappa delle eccellenze del made in Italy ambientale per Rai Libri, di cui nel marzo 2022 è stato nominato direttore editoriale.

Durante le conduzioni del telegiornale, sfoggia spesso una cravatta a strisce rossoverdi, colori della Ternana, squadra della quale è un caloroso tifoso.

Alla fine del telegiornale, quando dà il saluto ai telespettatori, mette una sua penna nella tasca interna della sua giacca, un segno di riconoscimento del suo stile.

Marco Frittella racconta nella sua ultima fatica l’oro d’Italia (Rai libri) – attraverso la voce di archeologi, manager, politici – le storie dei recuperi degli straordinari beni culturali e artistici del nostro Paese. La rinascita del nostro patrimonio artistico-culturale, grazie anche al lavoro dei volontari, alla nuova autonomia dei musei, alle eccellenze delle scuole di restauro e dei nuclei delle forze dell’ordine a tutela e salvaguardia dei nostri tesori dell’arte.

In questi tempi incerti, dove tutto sembra girare intorno agli indici di contagio del Covid, al nuovo decreto, all’ultima limitazione, non è strano né incomprensibile che ci si senta soffocare. Ovattati come in una stanza sempre più opprimente, sentiamo la necessità di respirare. In questo nuovo libro di Marco Frittella, io ho trovato il respiro che cercavo, la pausa che volevo. Ho riempito i miei occhi di bellezza, ho permesso alla mente di volare, immaginare, guardare ed ammirare. Ho staccato la spina, nutrita dalle parole e sono stata bene, anzi benissimo. Ho fatto un viaggio e vorrei che ognuno di voi potesse fare altrettanto e potete, basta avventurarsi tra le pagine di questo saggio, lasciarsi andare sarà naturale.

Sono da ammirare, guardare e riguardare per lasciare che nuovi dettagli balzino agli occhi, per riposare gli occhi lasciando che il fascino immortale che c’è tra le pagine ci permetta di andare via, in una dimensione senza tempo, senza ansie, di pura bellezza.
Ed è esattamente alla bellezza che Frittella dedica questo scritto, mostrandone tutti i volti, gli aggettivi, le diverse interpretazioni e la sua massima essenza.
Con le sue parole, sempre chiare e scorrevoli, conosciamo gli autori e le opere, veniamo incuriositi ed al contempo educati, mentre l’attenzione rimbalza dallo scritto alle immaginazioni e viceversa.
Le diverse “spiegazioni” ci colpiranno con i loro messaggi, siano essi votati al sacro come al profano, comprensibili, sia che ci parlino in un linguaggio rinascimentale o romantico, sia che ci avvolgano nelle atmosfere del mistero o in quadri nei quali possiamo riconoscere un elemento divertente, buffo, ancora prima che sia l’autore stesso a darci l’indicazione.
L’impatto sarà emozionante, sempre, non importa che siate appassionati d’arte, estimatori, o semplicemente curiosi turisti: la bellezza vi entrerà dentro.
Oltre all’innegabile valore dell’opera, essa ha un altro attributo positivo: è un libro che possiamo guardare quanto vogliamo e ogni volta che ne sentiamo il richiamo, la magia in esso contenuta si risveglierà ad ogni incontro.
Frittella fa un’analisi oggettiva di come venga considerata l’arte in Italia, una parola di cui riempirsi la bocca, ma alla fine relegata ad una perdita di tempo. Il nostro patrimonio culturale, grandioso e variegato, viene bistrattato, non considerato e non valorizzato come meriterebbe. Eppure la bellezza che porta con sé, non è cosa inutile o da poco: fa bene, è terapeutica oltre che formativa, patrimonio di tutti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.