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Dopo un percorso lungo più di 10 anni, l’Italia raggiunge tutti gli altri paesi europei riconoscendo ufficialmente la lingua dei segni

Il Governo italiano, già nel 2009, aveva ratificato la «Convenzione dell’Onu sui diritti delle persone con disabilità», che conteneva norme specifiche relative alla materia. Ma il vero riconoscimento dell’identità linguistica delle persone sorde non era stato fatto.

Ma, fortunatamente, 12 anni dopo finalmente questo gap è stato colmato. L’articolo 34-ter del decreto, infatti, «riconosce, promuove e tutela la lingua dei segni italiana (Lis) e la lingua dei segni italiana tattile (List)».

La Lis non è una semplice traduzione mimica o abbreviata dell’italiano. Essa è una lingua a tutti gli effetti, dotata di proprie regole grammaticali, lessicali, sintattiche e morfologiche e combina componenti manuali/gestuali con altre non-manuali.
Attualmente in Italia esistono diverse opportunità di apprendimento della Lis.

Tra esse, ricordiamo i corsi specializzati organizzati dalla stessa ENS, che permettono di acquisire le competenze necessarie per diventare interpreti o assistenti alla comunicazione.
Un futuro decreto, infine, definirà i percorsi formativi necessari all’accesso alle professioni di interprete e a regolare le norme transitorie per chi già esercita tali professioni.